Refugen, un videogioco che denuncia i crimini dell'ISIS

Refugen, un videogioco che denuncia i crimini dell'ISIS

Alcuni pensano che i videogiochi sono solamente una frivola distrazione. Ma alcuni studenti olandesi non la pensano così, e hanno deciso di utilizzare il media per sottolineare alcuni degli orrori perpetrati dall'ISIS in Iraq e in Siria.

di pubblicata il , alle 16:31 nel canale Videogames
 

Refugen è un nuovo videogioco per PC che mette i giocatori nei panni di un ragazzino di 13 anni di nome Sayyid che deve sopravvivere agli orrori causati dall'occupazione dell'Islamic State in Iraq and Syria (ISIS). Gli sviluppatori lo definiscono come un titolo di sopravvivenza, in cui si deve decidere come reagire agli eventi e cercare di salvare sia la propria vita che quella degli altri rifugiati.

Refugen

Refugen al momento non ha un prezzo o una data di rilascio, ma si può subito scaricare una versione gratuita proveniente da una build di test.

Nell'ultimo periodo diversi giochi indie hanno affrontato tematiche complicate, spesso legate alle guerre e alle vittime innocenti dei conflitti armati. Il loro principale obiettivo non è tanto intrattenere, quanto far ragionare, ed è il caso di titoli come Endgame: Syria, Sweatshop, Papers, Please, This War of Mine e Valiant Hearts.

Refugen segue le vicende quotidiane di Sayyid, spingendo i giocatori a fare delle scelte complicate: se intervenire o se lasciare che i militari uccidano i parenti e gli amici del ragazzo. Per interagire con Sayyid i giocatori devono usare il microfono, e urlare se vogliono intimargli di impugnare la pistola e sparare.

È un gioco dai toni forti, che come primo obiettivo ha quello di far riflettere sulla crudeltà del conflitto armato. Le scelte di Sayyid, infatti, hanno delle conseguenze: sparare corrode l'anima del ragazzo, ma nascondersi traumatizza Sayyid mentre vede i suoi cari morire.

Il fatto che si debba urlare per spingere Sayyid a sparare rende l'esperienza più diretta e più profonda, secondo le intenzioni degli autori. Ma non è sempre facile scegliere bene, perché l'ISIS usa anche dei bambini per i suoi scopi militari, come scudi umani o come attentatori suicidi. E non è certo facile sparare sui bambini, anche se si tratta di un videogioco.

Le Nazioni Unite hanno condannato l'ISIS per crimini di guerra e per le pratiche di pulizia etnica portate avanti in Iraq e in Siria. Proprio per l'esposizione che un progetto del genere potrebbe creare, il gruppo di studenti olandesi che ha realizzato Refugen per il momento ha chiesto di rimanere nell'anonimato. I ragazzi temono di poter essere vittima di rappresaglie come quella capitata al settimanale satirico Charlie Hebdo. Allo stesso tempo sostengono che rimanere anonimi concentrerà ulteriormente le attenzioni sul messaggio veicolato dal videogioco invece che sugli autori stessi.

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