Divinity Original Sin ci riporta ai tempi di Baldur's Gate

Divinity Original Sin ci riporta ai tempi di Baldur's Gate

Rosario e Gioacchino hanno aggiunto i loro pareri su Divinity Original Sin alla recensione scritta da Jonathan. Divinity Original Sin è un ottimo videogioco vecchio stile, come quelli in cui non avevi alcuna indicazione su come proseguire o sul luogo dove era necessario recarsi per portare a termine una quest o, ancora, dove ogni combattimento era una sfida di altissimo livello, praticamente insuperabile senza una guida. All'interno anche il video di Live Gameplay.

di , Jonathan Russo, Gioacchino Visciola pubblicato il nel canale Videogames
 

Introduzione

Non è la prima volta che ci troviamo a parlare di giochi che si rifanno alle tradizioni del passato. La tendenza a riportare sugli schermi del Pc titoli che si ispirano a vecchie glorie di generi ormai apparentemente dimenticati (dai publisher, ma non dai giocatori) ha subito un'improvvisa e fortissima accelerazioni grazie a numerose campagne di Kickstarter, che hanno dimostrato come ci siano parecchi clienti pronti a pagare in anticipo per lo sviluppo di determinate nicchie di videogame.

[HWUVIDEO="1595"]Divinity Original Sin Live Gameplay: Inside the Game[/HWUVIDEO]

Divinity Original Sin, realizzato dalla belga Larian Studios che da decenni ormai propone il suo brand “Divinity” in tanti formati diversi (l'originale Divine Divinity era un rpg influenzato da Diablo, il più recente Divinity 2 era sempre un rpg ma con visuale in terza persona e un combattimento più action, ancora più recententemente è uscito Dragon Commander che ci mette nei panni di un drago in uno scenario Rts con un contorno di politica e rapporti diplomatici), prende ispirazione dai vecchi giochi di ruolo che hanno fatto la storia degli anni '90. Giochi come Baldur's Gate, Planescape: Torment, Fallout 1 e 2 o la serie di Ultima. L'impresa di riproporre titoli del genere è mastodontica perché a caratterizzare quegli rpg era in primo luogo la vastità, non intesa solo come spazio fisico in cui muoversi ma come ambizioni, come interazione col mondo, come profondità dei dialoghi e della caratterizzazione dei personaggi e in parte come dettaglio e cura del sistema di combattimento.

Un approccio ben diverso dai giochi di ruolo moderni dove generalmente si tende più a favorire l'immediatezza e l'azione cinematografica a discapito della complessità generale. Basti pensare proprio al combat system: sono sempre più rari, per non dire quasi estinti, gli Rpg con un sistema a turni. E' proprio da qui invece che parte Original Sin, garantendo al giocatore un gruppo di quattro personaggi e tantissimi modi diversi di combinare insieme abilità e incantesimi specialmente per influenzare l'ambiente circostante.

Altro elemento fondamentale è la non linearità: c'è ovviamente una storia principale da seguire ma se ricordate come funzionavano i vecchi Baldur's Gate e Fallout, o l'ancor oggi imbattuto Ultima VII, la cosiddetta main quest è sempre stata più un accessorio all'esperienza personale del giocatore che aveva la possibilità di vivere il mondo di gioco come e quando preferiva.

Da queste ed altre premesse i Larian sono partiti per dare alla nuova incarnazione di Divinity un feeling old-school che va in diretta controtendenza rispetto al mercato dei titoli tripla A, ma che punta senza timore a far felice la nicchia più o meno grande dei giocatori orfani della Black Isle, della Origin e della vecchia Bioware.

 
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