Recensione Lightning Returns Final Fantasy XIII: un banchetto alla fine dei tempi

Recensione Lightning Returns Final Fantasy XIII: un banchetto alla fine dei tempi

Siamo finalmente giunti al momento della recensione del capitolo che conclude la sotto-serie Final Fantasy XIII. Dopo mesi di indiscrezioni e di dettagli parziali, finalmente possiamo esprimere un giudizio definitivo sul capitolo conclusivo di una serie che, in fin dei conti, ha ottenuto gli apprezzamenti di una parte del pubblico. Ma Lightning Returns mantiene la qualità dei due capitoli precedenti?

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Risveglio da un sonno senza sogni

Chi ha terminato Final Fantasy XIII-2 sa che la storia del precedente gioco di ruolo di Square Enix non andava a conclusione. Sin da quel momento, dunque, si sapeva che ci sarebbe stato un terzo capitolo per questa sotto-serie creata sul White Engine. Quel che poteva risultare meno prevedibile era un drastico cambiamento delle meccaniche di gioco e degli equilibri, con una netta rivisitazione soprattutto del sistema di combattimento, già critico con i primi due Final Fantasy XIII, un punto su cui i fan di Final Fantasy di vecchia data sono molto attenti.

Final Fantasy XIII è stato criticato per tanti aspetti: principalmente, perché si discosta troppo dalla tradizione di Final Fantasy, soprattutto in termini di libertà concessa ai giocatori oltre che per il sistema di combattimento. L'evoluzione della sotto-serie è stata notevolmente travagliata, con Square Enix che ha cambiato in corsa impostazione e bilanciamento, al punto che questo Lightning Returns è quasi completamente diverso rispetto al primo Final Fantasy XIII.

Si è passati da un gioco fortemente ancorato sulla storia a un capitolo centrale che ripristinava in parte la componente esplorativa, fino ad arrivare a un capitolo conclusivo invece fortemente incentrato sull'esplorazione. Premesse interessanti, quindi, ma che si compensano con forti semplificazioni e ritmi di gioco inediti per Final Fantasy, come vedremo nel corso dell'articolo. Con Final Fantasy XIII l'obiettivo di Square Enix è sempre stato quello di rendere la classica serie appetibile anche al pubblico più moderno e più distratto, che non è disposto a spendere decine di ore su un gioco di ruolo, ma che preferisce maggiore immediatezza. Il tutto, però, va adattato anche alle esigenze dei cosiddetti giocatori old school, ed è per questo che Square Enix ha rivisto più volte la sua impostazione e il bilanciamento, cercando di trovare i compromessi giusti man mano che la serie si evolveva.

Proprio in quest'ottica, con Lightning Returns ha inserito un contorto sistema temporale, che spinge i giocatori a procedere in fretta nell'avventura. La durata della storia è infatti uguale per tutti: si ha un certo tempo a disposizione e bisogna completare le missioni prima che le vicende, forzatamente, giungano a termine. Un approccio originale, che può anche piacere a certi fan di rpg che apprezzano la struttura tradizionale di Final Fantasy, ma che per altri versi impedisce di godere appieno di un mondo di gioco comunque denso e frastagliato, che sommerge il giocatore con tante storie secondarie e missioni facoltative.

Anche la storia non è piaciuta ad alcuni fan storici di Final Fantasy. Incredibilmente complessa, e seguita da punti di vista differenti, sancisce una rottura con la tradizione anche dal punto di vista stilistico e per l'uso che viene fatto dei personaggi. Alcuni l'hanno addirittura simpaticamente definita "super-emo". Tutto questo ci può stare, ma è anche vero che la trilogia in cui si suddivide Final Fantasy XIII vanta una straordinaria potenza visiva e una creatività per le immagini che difficilmente è riscontrabile in altri giochi di questa generazione. Insomma, chi ama i videogiochi anche e soprattutto per quello che possono dare sul piano visivo non può trascurare Final Fantasy XIII.

 
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